Già all’epoca dell’assedio austriaco del 1746-47 gli ingegneri militari della Repubblica avevano discusso dell’opportunità di costruire torri isolate sulle alture genovesi, in grado di difendersi autonomamente.
Dopo l’annessione della Liguria al Regno di Sardegna, il Governo riprese quell’idea e dispose la costruzione di quattro torri possenti, quali anelli di giunzione di un sistema difensivo che dal Forte Quezzi percorreva i crinali, fino a ricongiungersi – a valle – con i forti di San Martino e di San Giuliano.
Di queste, l’unica sopravvissuta è la torre di Quezzi, , oggi fortemente corrosa, a circa 700 m. dall’omonimo forte e a circa 300 m. sul livello del mare. Quasi identica alla torre di San Bernardino, è una struttura in muratura di mattoni, con tracce dell’intonaco originario, a pianta circolare, di circa 15 m. di diametro, alta circa 17 m., con alta scarpa accentuata.
La torre vista da ponente
La torre ripresa da sud-est
L’interno, oggi in forte decadimento, presenta un’area seminterrata, probabilmente adibita a polveriera e cisterna; un piano rialzato a circa 160 cm. dal piano di campagna, sul quale si apre l’ingresso; e un secondo piano costituito da un vano centrale e da vani perimetrali con volte a tutto sesto. Sulle pareti si aprono cannoniere e feritoie, mentre un’angusta e ripida scaletta, ricavata nello spessore del muro esterno, mette in comunicazione i due livelli.
La terrazza di copertura è protetta da un parapetto aggettante, con sedici caditoie poggiate su caratteristici eleganti costoloni. La caditoia sopra l’ingresso è sottolineata da paraste appena accennate.
A difesa dell’ingresso, in origine munito di ponte levatoio, esistevano un fossato e un muretto di controscarpa, di cui oggi restano pochi ruderi.
Cannoniera …
… e feritoie
Cannoniera tamponata
L’apice della scala
gli archi del piano inferiore
le volte del piano superiore
Paola Presciuttini, maggio 2004 – da sullacrestadellonda.it